venerdì 4 maggio 2007

Riflessione


Nella vita una persona deve studiare, lavorare, rompersi il culo... Per cosa poi? Per avere qualche soldo per poter fare quello che si vuole veramente? Ma perchè uno deve sempre scendere a compromessi?

E se poi una persona non ha ancora capito cosa vuol fare della propria vita? Deve semplicemente tirare avanti finchè non succede qualcosa?

Ci agitiamo e ci angosciamo in attesa di qualcosa di buono, di qualcosa che ci faccia star bene, ma quei momenti sono fugaci, evanescenti.

Forse per voi è diverso. Forse non per tutti vale questa cosa, ma anche in questo caso, quelli che condividono questa sensazione, cosa devono fare? Devono continuare a "tirare avanti"? A volte vedo persone vuote, che non hanno niente da dare e da dire, ma che sono felici semplicemente con la loro routine: fanno sempre le stesse cose eppure sembrano contenti. Allora mi viene da dire: affanculo a tutto. Meglio vivere in un bellissimo mondo di merda a fiocchi, col cervello spento e la TV accesa. Forse mi faccio asportare il lobo frontale del cervello, almeno magari posso essere felice anch'io.

P.S.: so di aver fatto dei discorsi sconnessi, e forse difficili da seguire per come li ho formulati, ma purtroppo non sono molto bravo a spiegare le cose....

8 commenti:

Anonimo ha detto...

è difficile trovare il (un) senso per quello che facciamo o che dovremmo fare.
probabilmente nessuno lo conosce precisamente e ce lo costruiamo vivendo.
dici che alcuni sono fortunati? per me non è così e con gli imbelli non mi scambierei nemmeno per un secondo semplicemente per il fatto che l'essere consapevole di me (non completamente, non sempre) mi fa stare meglio.
Lo sai che poi io non dispenso consigli, non ne sono in grado nè mi piace.
Posso dirti che mi creo i miei desideri e i conseguenti bisogni, ma il senso di essere sperso è sempre forte, vado avanti per la mia strada sapendo di non avere un obiettivo preciso ma seguo il corso della vita non passivamente (almeno ci provo... anche se spesso la pigrizia prende il sopravvento) ma ci nuoto dentro cercando di raggiungere quello che voglio (che cambia spesso e volentieri, dipende da quello he succede intorno a me, sono una persona molto contestuale), mi costruisco il mio destino camminandoci nel mezzo.
Nemmeno io sono molto chiaro, però spero di aver reso l'idea ^^

UsHìo ha detto...

"Contestuale" è una parola che si addice molto anche al mio modo di vivere; sono molto influenzato dagli eventi attorno a me. Nemmeno io seguo un percorso stabilito, ma piuttosto mi creo un varco, sfruttando le smussature e le ciconvolluzioni che spontaneamente si formano attorno a me.

Forse però mi viene il dubbio che non sia un modo di essere, ma sia il modo per chi "ancora non è" di andare avanti.

Anonimo ha detto...

forse si
o forse no
purtroppo è quello che faccio e, a quello che ti conosco, quello che fai pure te... il nostro rischio è quello di perderci o ritrovarci in vicoli ciechi

Anonimo ha detto...

Sai bene che la penso anch'io come te. Però gli obiettivi, come avete ben detto, cambiano nel corso della vita. Io posso dire solo che penso che l'essere umano debba sentirsi utile; è quello che vogliamo tutti. Per cui, a me personalmente, ha fatto molto bene lavorare. Mi sento impegnata, mi sento attiva; mi continuo a chiedere cosa voglio fare ma la vita mi sembra molto meno grave da condurre con un seppur piccolo compito da svolgere.
Ed è mio; voglio dire, chiunque (beh, non tutti :) potrebbe svolgerlo, ma io sono ancora convinta di farlo bene, di essere utile. Spero che capiate cosa intendo. In fondo, io sapevo cosa fare quando ho iniziato a studiare; non so cosa fare ora, ma penso che capire cosa si voglia sia un cammino lungo una vita, per cui non bisogna disperare. Purtroppo ne abbiamo una sola, e dobbiamo improvvisare; niente è certo, ma tutto è possibile.

Baci

L.

UsHìo ha detto...

Hai ragione Lizzie, però sembra che un lavoro non sia altro che "occupare un pò di tempo", a meno che non sia quello che vuoi veramente fare e che ti piace.

Però sicuramente è anche vero che l'essere umano ha bisogno di sentirsi utile: non a caso alcune delle soddisfazioni più grandi e delle gioie vere, le ho avute quando ho fatto qualcosa per cui mi sono sentito davvero importante, e magari la persona che ho aiutato mi ha ringraziato veramente col cuore.

Poi si sa che siamo volubili: quando ho scritto il post ero in una giornata davvero negativa, e nonostante non rinneghi quello che ho scritto (poichè quelle cose le penso veramente), oggi colgo anche le sfumature positive del nostro "essere senzienti" :)

Quindi evviva la vita, con i suoi alti (pochi) e i suoi bassi (pure troppi).

D'altronde la nostra vita si basa tutta su questo dualismo: se le cose buone, anche se poche, riescono a controbilanciare quelle brutte, allora possiamo definirci felici :) E' l'equazione della vita!

Anonimo ha detto...

vivi... sempre e comunque... ad ogni passo che fai, se la meta sembra lontana, guada dietro di te e osserva il percorso che hai già fatto...

Anonimo ha detto...

Vivi la vita come se ogni giorno fosse l'ultimo.
Inutile sentirsi inutili,
non serve a niente.

Anonimo ha detto...

Io credo che prima o poi tutti trovino la propria strada, magari quella in salita, quella piena di ostacoli, ma quella per cui hai la voglia di alzarti tutte le mattine e non trascinarti giu dal letto maledicendo la sveglia... l'importante è aver voglia di cercarla e non lasciarsi andare agli eventi creandoti limiti per pura comodità.